Data revisione: 11/04/2022

Macchine per spacco pietra: storia, evoluzione e funzionamento

L’uomo ha sempre avuto la necessità di ridurre la pietra in dimensioni e volumi che gli fossero consoni, sia per soddisfare le proprie esigenze di difesa, di isolamento e di protezione, sia per realizzare le opere che la storia, l’arte, l’architettura e la scultura ci hanno tramandato fino ad oggi.

I manufatti in pietra realizzati a spacco fanno parte della nostra vita quotidiana, e sono pressoché ovunque; basta osservare i cordoli dei marciapiedi, i percorsi pedonali nei giardini pubblici, le basi delle statue, i lastricati del centro storico, le mura, le torri, i ponti e le chiese della tua città e così via. Ovunque ti girerai, troverai elementi edilizi, lastre, listelli, cubetti, blocchi e vari manufatti realizzati con qualsiasi tipo di pietra che, dopo essere stata estratta e studiata, è stata spaccata e posata in opera.

Ancor oggi, che lo spacco continua a rispondere a esigenze estetiche e funzionali, dalla maggiore o minore attitudine della pietra a lasciarsi spaccare più o meno bene, dipende dalla tipologia delle attrezzature da usare, dalla potenza e dai consumi energetici, dall’usura degli utensili, dalla produttività, dall’effettiva possibilità di confezionare elementi edilizi con determinate caratteristiche e, per ultimo ma non per questo il meno importante, dalla loro destinazione d’uso.

L’interesse per la tecnologia dello spacco è in evidente crescita, anche se c’è ancora chi ritiene che lo spacco sia un’operazione “banale”. In realtà non è propriamente così. Anche lo spacco deve considerare la struttura della pietra naturale, le modalità di rottura e le superfici ottenibili. Perché questo concetto è così basilare? Semplice. Tutte le rocce sono diverse tra loro, anche quando hanno lo stesso nome, o gli stessi minerali, o la stessa composizione chimica; ciò è dovuto al fatto che hanno una differente struttura. Vediamo un esempio più concreto con il granito e lo gneiss. Questi due materiali hanno una composizione chimica quasi identica ma una struttura completamente diversa, dovuta sostanzialmente a due processi genetici differenti. Il granito è una roccia magmatica derivante dalla solidificazione del magma che presenta grandi cristalli. Mentre lo gneiss è una roccia metamorfica la cui struttura è caratterizzata da una anisotropia planare discontinua (struttura a bande) – origine legata a una diversa distribuzione dei componenti mineralogici nelle varie direzioni. Entrambe le rocce sono molto compatte, ma la spaccabilità dello gneiss è indiscutibilmente più facile rispetto al granito. Il processo richiede, quindi, molto meno energia e, grazie a una suddivisibilità planare molto marcata, garantisce superfici mediamente più regolari.

Questo criterio – se così possiamo definirlo – vale per tutte le operazioni che possono essere condotte sulla roccia stessa, come il taglio, la finitura e la posa, oltre allo spacco vero e proprio.

La grande crescita, in ogni caso, non è dovuta solamente all’apporto tecnologico. Un grosso contributo arriva infatti dal mercato il quale, anche sulla spinta delle idee, delle proposte e delle innovazioni di architetti e designers, ha iniziato a esplorare nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione della pietra naturale.

Come funziona esattamente lo spacco? Spaccare un materiale lapideo vuol dire suddividere un volume iniziale di pietra in due, o più elementi, la cui superficie – quella generata dallo spacco -è contraddistinta da una finitura rustica. Tale rilievo, la rugosità e lo scostamento dalla perfetta planarità di questa superficie dipendono fortemente dalle caratteristiche di ogni singola pietra (struttura, tessitura, minerali, orientazioni preferenziali ecc.), e in misura minore dalle macchine impiegate per spaccarla.

Nessun’altra categoria di macchine impiegate nella trasformazione lapidea è caratterizzata dalla flessibilità che contraddistingue la famiglia delle macchine per spacco pietra; con questa tecnologia, infatti, si possono avere forze di spacco da qualche tonnellata a molte centinaia di tonnellate (ma non esiste un limite superiore), si possono trattare spessori inferiori al centimetro così come superiori al metro, si possono rompere cubetti di qualche centimetro ma anche interi blocchi di cava. Infine, si possono lavorare pezzi di peso inferiore al chilogrammo, ma anche blocchi di svariate tonnellate. Questa grande flessibilità non si esplica solamente a livello di gamma di macchine e nelle loro performances, ma anche al livello della singola macchina, la quale può essere allestita e personalizzata in funzione delle esigenze dell’operatore.

Dove può essere installata una macchina da spacco pietra? Essa può essere installata a piè di cava o in prossimità di essa, sotto una semplice tettoia o all’aperto, nel piccolo laboratorio come nel grande impianto. Oppure può essere trasportata dove più occorre.

Anche oggi siamo arrivati alla fine di questo capitolo sul mondo dello spacco, parlando di come le macchine per spacco pietra si siano nella storia evolute sia nelle modalità che nel loro funzionamento. Se vuoi approfondire l’argomento non esitare a contattarci tramite i nostri canali social o attraverso la nostra sezione contatti. Il Team di Mec sarà lieto di rispondere ad ogni tua domanda.

Macchine per spacco pietra: storia, evoluzione e funzionamento

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